martedì 19 febbraio 2013

È nato prima l’attore o il narcisismo?







Guardando e ascoltando molti attori, o aspiranti tali, con cui ho collaborato negli anni si è insinuata nella mia mente l’ipotesi che i concetti di “attore” e di “narcisismo” (ma anche delle sue diramazioni, come “vanità”, “esibizionismo” e “megalomania”) fossero direttamente, strettamente, inesorabilmente correlati.
Mi pento immediatamente della generalizzazione che ho fatto, perché la generalizzazione - in quanto implica approssimazione - racchiude tristemente in sé molte persone, cose, fatti che poverini... non c'entrano nulla. Esistono infatti gli attori, gli attori bravi, i bravi attori, gli aspiranti attori, i sedicenti attori, quelli che ci provano, quelli che vivono per recitare, quelli che recitano per vivere, quelli che non recitano ma fanno davvero (i pornoattori, usando un eufemismo), gli istrioni, i tromboni e i cani.
Io parlo di coloro che rientrano nelle categorie che vanno dagli aspiranti attori in giù. Ecco, è lì che ce ne sono un sacco! Lì potete trovare quelli che vanno in scena strafregandosene di capire (o almeno cercare di capire) fino in fondo cosa vuole dire un personaggio, perché lo vuole dire e come lo direbbe se esistesse al di là delle parole. Loro sono troppo presi da loro stessi e da come vorrebbero apparire per mettersi completamente al servizio del testo. 
Niente di più umano. In fondo quando il diavolo vince sull'avvocato in quel famoso film, lo dice: "La verità è decisamente il mio peccato preferito." Chissà se Al Pacino quando finì di intrerpretare quella parte chiese a tutti quelli che gli stavano intorno come fosse risultato in quella scena...

lunedì 18 febbraio 2013

Considerazioni sopra un neo-papà e una neo-mamma (sul RV Piacenza- Ancona)

La maternità ammorbidisce, non solo il fisico, ma anche il carattere. Si diventa più dolci. Dicono. Allora dimmi, dolce mammina di un bimbo di un mese appena (tenerissimo, ve lo assicuro), perché poco fa hai detto al tuo compagno, il quale tentava goffamente di infilare il cappellino al bimbo prima di scendere, “non sai mettere nemmeno un cappello!”? L’hai detto a voce sostenuta, così che tutte le donne sullo stesso vagone potessero sghignazzare solidali (con te, naturalmente), e non eri ironica.È vero, lui ha impiegato sicuramente qualche secondo in più rispetto a quelli che avresti impiegato tu – che sai fare tutto - a metterglielo e un pochino stava snervando anche me solo a guardarlo. Ma la cuffietta era striminzita e lui non voleva fargli male. Inoltre la tensione che emanava la tua dolce espressione, mamma, non lo aiutava di certo perché la soggezione, si sa, rende handicappati. E comunque, non sei stata molto carina, diciamocelo.Lui sarà sicuramente un insicuro (nonostante tu ti impegni tutti giorni a rafforzare la sua autostima a suon di insulti, anche in pubblico se capita), un infantile, un pigro, un inetto eccetera eccetera… lo sappiamo tutte e poi lo dice la parola stessa: u-o-m-o. Ma tu, dolce mammina, sei una nevrotica, e non so cosa sia peggio.Io non sono nessuno cara neo-mamma per proferire consigli sulla puericultura, però secondo me quel povero bimbo tra le tue braccia si addormenterebbe prima se lo cullassi serenamente invece di fargli ballare la tecno con quel volto inespressivo e le narici dilatate come un drago incazzato.